Da anni, ogni mattina appena sveglia, prendo un quaderno e scrivo per alcuni minuti.
Oggi lo chiamo journaling, un tempo lo definivo sgranchire la penna.
Si tratta di un rito preparatorio che mi aiuta a districare i pensieri scompigliati dal sonno, per poi passare alla testiera e lavorare al romanzo di turno.
Cosa scrivo nelle mie “pagine del mattino”?
Quel che capita: resoconti di eventi accaduti il giorno precedente, pensieri elaborati lì per lì, progetti, idee, sfoghi e lamentele (cosa purtroppo non infrequente, ma almeno mi lamento in proprio, senza tediare il mio prossimo) e, infine, nei giorni che oserei definire buoni, scrivo piccoli scampoli narrativi sui quali, talvolta, torno a lavorare in seguito.
Favola interrotta
In una terra per noi lontana ma molto vicina a coloro che ci abitavano, viveva un’abile guantaia.
I suoi guanti erano ricercatissimi: c’erano i guanti della forza che davano un’energia sorprendente anche alle persone più gracili, quelli del talento coi quali diventava semplice dipingere o suonare uno strumento musicale e poi i guanti della precisione, che permettevano di eseguire con naturalezza lavori di fino come riparare i piccoli ingranaggi di un orologio, e ancora quelli della genialità perfetti per fare scoperte scientifiche o dar vita a strabilianti invenzioni; c’era infine il modello più ricercato, i guanti della fortuna, che permettevano di trovare oggetti rari, dai quadrifogli alle pietre preziose.
Tutti volevano i guanti della brava guantaia, i potenti della terra offrivano cifre strabilianti per assicurarsene un paio ma lei li vendeva soltanto a chi pensava li meritasse, e sempre a un prezzo più che ragionevole.
Un giorno, però…
Cosa accadrà?
Non ne ho idea, ma una mattina o l’altra, magari lo scoprirò durante una delle mie sessioni di journaling.
Apocalisse tascabile
La veranda era in penombra, la voce dell’albero vibrava nell’aria serale ribadendo messaggi antichi che nessuno era più in grado di intendere ma, tant’è, lui non si arrendeva continuando instancabile a modulare fruscii nel vento.
Luna era sovrappensiero quando un bagliore nel cielo violetto la sorprese, un grande flash come se il creatore, da lassù, avesse scattato una fotografia alla Terra per serbarne l’ultimo ricordo.
“Ma cosa diavolo…”
Le parole le avvizzirono in gola e un calore inimmaginabile l’avvolse.
“Ti chiedi cosa sia?”, crepitò l’albero in tono polemico, “È da quando sei nata che cerco di prepararti a questo momento, ma in fondo non ha importanza, tanto non avresti comunque potuto fare nulla a riguardo. Sai che ti dico? Probabilmente è stato meglio così, almeno ti sei goduta i tuoi vent’anni di vita. Avrebbero potuto essere di più, è logico, ma anche molti di meno, ti pare?”.
Luna voltò lo sguardo verso l’albero, la cui chioma era circonfusa da un’aureola di fiamme.
“Ma tu…”, esalò piano, mentre l’aria incandescente già s’insinuava nei giovani polmoni.
“Ah, adesso mi senti, signorinella?”, sospirò, “Talvolta accade, negli ultimi istanti”.
In questa micro-scena, invece, tutto quello che doveva succedere pare già irrimediabilmente accaduto, ma un mattino, se mi andrà, mi basterà aggiungere una frase che metta in discussione l’antefatto per far sì che i gioghi possano riaprirsi.
“Visto che ora riesci a sentirmi”, crepitò l’albero dalla chioma fiammeggiante, “Prestami attenzione prima che le orecchie ti vadano a fuoco: non voglio darti false speranza, è soltanto una leggenda ma dopotutto né tu né l’intera umanità avete più nulla da perdere, tanto vale provarci, giusto? E poi chissà che non possa funzionare…”.
Il journaling è una risorsa meravigliosa per scrittori e non
Chi non ha velleità narrative può usarlo come strumento introspettivo per esplorare, sfogarsi e rielaborare.
Gli scrittori possono fare lo stesso, senza però negarsi la possibilità di veder nascere dalle pagine scritte di getto, uno spunto narrativo sul quale lavorare in seguito.
Un’altra cosa che il journaling insegna agli scrittori è lasciare andare, cestinare e ricominciare.
Non tutte le idee meritano di essere sviluppate, non tutto ciò che insozza il bianco delle pagine è degno d’esser letto e questa è una consapevolezza che ogni scrittore deve acquisire, se non altro per non sentirsi mutilato ogni volta che un editor (brutto e cattivo) farà un taglio alla sua amata opera, o quando la stesura di una storia che prometteva bene d’improvviso s’interromperà e non ci sarà verso di rianimarla.
In questo mese di marzo, ho avuto la straordinaria opportunità di parlare di questi e altri argomenti con una bella e folta platea di bibliotecari, in occasione della XIV giornata delle biblioteche piemontesi e valdostane, organizzata dall’Associazione Italiana Bibliotecari.
In particolare, ho proposto qualche spunto per introdurre il journaling all’interno dei gruppi di lettura.
Il journaling è tendenzialmente solitario, ma quando lo si pratica in gruppo, ciascuno sul proprio quaderno in uno spazio condiviso (reale o virtuale che sia), l’energia che si crea è potentissima.
Se qualcuno di voi – insegnante, bibliotecario, membro di un gruppo di lettura – fosse interessato al journaling di gruppo, può scrivermi; sarò lieta di condividere qualche informazione di base.
Per chi volesse invece documentarsi sul journaling in generale, qui trovate alcuni consigli di lettura.