C’è un momento molto speciale nella vita di chi scrive romanzi, ed è l’istante nel quale si realizza che essi sono finalmente liberi e autonomi.
Da principio fanno i timidi e faticano a uscire dalla loro zona di confort, ovvero le due librerie sotto casa, gli scaffali Ikea delle case di parenti e amici, le presentazioni alla sagra del paesino dei nonni.
Purtroppo è così: i giovani romanzi sembrano ben decisi a frequentare soltanto chi conoscono di già e, per il gran disappunto dei loro autori, non vogliono aprirsi a nuovi incontri.
Arriva però, dicevo, quel momento magico nel quale
Iniziano finalmente a muoversi da soli, ed ecco che il loro autore, nel mio caso la loro autrice, realizza due cose fondamentali: la prima è che c’è l’ha fatta! Le sue opere hanno finalmente sconfitto la timidezza, diventando indipendenti.
La seconda è che esse (le opere di cui sopra), stanno sperimentando una vita assai più movimentata e gratificante della sua.
Nel mese di dicembre, per esempio, i miei romanzi se la spassavano alla fiera si Guadalajara in Messico e a Più libri più liberi a Roma, mentre io dov’ero?
Nella nebbia torinese, alla mia scrivania.
E un paio di settimane prima dov’era La fotografa degli spiriti?
Alla fiera di Tirana; intanto io – che a Tirana non ci sono mai stata – stavo ancora alla scrivania.
Le fiere per i libri sono un po’ dei “viaggi di lavoro”, ma non disdegnano quelli di svago. Lettori e lettrici, infatti, li mettono – bontà loro –nella valigia delle vacanze.
I momenti di relax sono quelli nei quali si legge di più, ecco dunque apparire romanzi sui social davanti a sfondi paradisiaci, spiagge dorate e cime nevose.
E io?
Ancora alla scrivania, un po’ invidiosa e infreddolita, ma grata e fiera dei loro progressi.
Invidia e fierezza, tuttavia, vanno di pari passo, come talvolta accade nei rapporti genitori-figli.
I genitori vogliono che i figli realizzino i sogni che a loro sono stati negati, salvo poi rinfacciargli i traguardi raggiunti.
“Potevo diventare chissà chi, e poi sei nato tu!”, come diceva anni fa il comico Midena a suo “figlio” Pacton, sul palcoscenico di Zelig.
Da giovane volevo fare – pensa un po’ l’originalità – l’attrice.
Sognavo il teatro ma, ovviamente, facevo provini ogni qual volta a Torino si girava un film.
Risultato?
Mi scartavano sempre e quando andava proprio bene, finivo per fare la comparsa. Amalgamata nella folla, ero di fatto una comparsa che non compariva.
Mai che girassero una scena – che so? – in un bar e io fossi seduta al tavolino dietro agli attori principali, giusto per farmi riconoscere dagli zii e dimostrargli che le lezioni di recitazione a qualcosa erano servite, se non altro a pagare una parte delle bollette grazie alla paga, rigorosamente al minimo sindacale, che mi spettava come figurante.
Quel che non è riuscito a me, però, lo ha realizzato
L’annusatrice di libri che, con mia grande sorpresa, ha “recitato” insieme a Carlo Verdone in Vita da Carlo 3.
Probabilmente è improprio dire che abbia recitato, la sua è giusto un’apparizione fugace, ma intanto “lei” era sul set mentre io – tanto per cambiare – stazionavo alla scrivania.
Ma va bene così, anzi, benissimo, sono fiera e grata dell’indipendenza raggiunta dai miei romanzi.
Quest’anno mi sono fermata, non che abbia smesso di scrivere, anzi, ho scritto parecchio (il che vi parrà il minimo, visto il mio starmene parcheggiata alla scrivania), però non ho pubblicato nulla di nuovo; ma mentre mi godevo la scrittura fine a se stessa senza pensieri né scadenze, i miei romanzi proseguivano il loro (e il mio) cammino, reggendosi in piedi sulle proprie pagine.
Non hanno fatto tutto da soli, però, a sorreggerli e accompagnarli ci sono stati librai, bibliotecari, giornalisti, blogger, insegnanti, promotori, distributori, editori e, soprattutto, lettori.
Questo è l’ultimo articolo dell’anno, e desidero ringraziare e augurare buone Feste a tutti coloro che, a vario titolo, hanno dato una possibilità ai miei romanzi.
Grazie di tutto cuore, vi auguro uno splendido Natale e uno sfavillante 2025.