Correva l’agosto 2014, e io fremevo d’impazienza per l’uscita del mio primo romanzo.

Avevo atteso davvero tanto e…

Quanto avevo aspettato esattamente?

Circa dodici anni dall’invio del primo manoscritto, anche se solo a partire dal 2007 cominciai a “fare sul serio”, cioè a scrivere con costanza, studiare e frequentare corsi.

Quando finalmente un editore – Golem edizioni che ancora ringrazio – accettò il mio manoscritto, sperimentai un catalogo di emozioni con più pagine dell’antico Postalmarket, un tomo di due chili sfogliando il quale gli antenati vissuti negli anni ’80 praticavano quello che era il precursore dello shopping online, ovvero la vendita per corrispondenza.

La sensazione dominante fu l’euforia, ma c’era anche una buona dose di terrore. L’uscita del mio  romanzo rappresentava la resa dei conti, il momento nel quale la gente avrebbe potuto leggere quel che da anni mi lamentavo di non riuscire a pubblicare e, forse, se sino a quel momento non c’ero riuscita, un motivo esisteva!

Magari il romanzo che tanto mi ero impegnata a scrivere, e nel quale avevo creduto così fortemente da continuare a bussare per anni a ogni porta editoriale, non sarebbe piaciuto.

Cosa avrei fatto a quel punto?

Be’, ora lo so, ne avrei scritto un secondo, anzi, proposto un secondo, perché mentre il primo libro cercava casa (editrice) io ne avevo scritti degli altri.

La paura non mi assalì subito, o meglio non la specifica fifa sopra descritta che chiamerò  strizza di tipo due.

Qual era la strizza di tipo uno?

Ve lo spiego subito.

Firmai il contratto a fine maggio e  di fronte a me c’era un’attesa minuscola per il mondo editoriale, ma siderale per me che attendevo la pubblicazione da lustri.

L’uscita del libro era infatti fissata per il primo di settembre 2014, a soli tre mesi dalla firma del contratto. L’editore era nuovo di zecca, si stava costruendo il catalogo e non c’erano molte pubblicazioni in coda.

Fu nel primo mese e mezzo di attesa che insorse la strizza di tipo uno, ovvero la paura che qualcosa andasse storto, che l’editore cambiasse idea, che tutto finisse gambe all’aria.

Quando vidi la bozza di copertina e le prime presentazioni programmate, la strizza di tipo uno evaporò e insorse quella di tipo due, ovvero il timore del giudizio.

Sì, l’attesa di una nuova pubblicazione è come un giro sulle montagne russe: mentre sei in coda sei consapevole che te la farai sotto, che lo stomaco ti si contorcerà, che urlerai come la padrona di Tom il gatto quando Jerry il topo si affaccia in cucina, eppure non fuggi e rimani in attesa sapendo che ne varrà la pena.

Ovviamente parlo per sentito dire perché temendo l’altezza, non salirei mai sulle montagne russe, Urali inclusi!

Grazie a tutti i miei lettori, per avermi tenuto compagnia in questi dieci anni di coda alle montagne russe!

Vi sono grata, immensamente grata! 

PS: attualmente il romanzo Tacchi & Taccheggi è pubblicato da Buendia Books.

 

Condividi: