Mai mese mi è sembrato così  lungo, tant’è che oggi, primo agosto, mi illudo di vivere una specie di personalissimo Capodanno.

In fin dei conti luglio non è stato un brutto mese, anzi, al suo tramonto posso definirlo buono grazie alla risoluzione dei problemi che lo avevano reso così lungo e tormentoso.

In luglio ho scritto, e in generale vissuto, pervasa da un senso di fatica e lentezza che ancora stento a scrollarmi di dosso ma, volendo dare a Julius quel che è di Julius,  sono successe anche delle cose belle.

Nella prima metà del mese ho avuto la graditissima sorpresa di scoprirmi in un cruciverba de La settimana enigmistica.

Me ne sono accorta grazie alla segnalazione di un’amica, e la notizia mi ha lasciato sbalordita e onorata.

Ho sempre sognato a occhi aperti immaginando di vivere le situazioni più disparate e gloriose, non so nemmeno quanti Nobel immaginari abbia già ritirato nella mia vita onirica (uno per la fisica, due per la pace, uno per il miglior risotto agli asparagi…), ma ammetto che la vita da scrittrice, talvolta mi concede onori che neppure la mia fantasia era riuscita a elaborare.

A luglio, sempre sul fronte scrittura, sono inoltre accadute un paio di cose che tuttavia non posso definire del tutto inaspettate, quanto piuttosto sperate.

Diciamo che potrei essere in procinto di raccogliere – finalmente – i frutti di una semina ormai lontana (NB: la semina è lontana, ma nel frattempo ho continuato a darci sotto con l’innaffiatoio!). Non aggiungo altro per scaramanzia e decoro; è patetico gongolare per quel che ancora non c’è.

Sul fronte personale, invece, a luglio ricorre il mio compleanno, e anche se non c’è nulla di così bello nel festeggiare ventisette anni per la ventitreesima volta, quest’anno sono riuscita a togliermi uno sfizio davvero… stupido!

Se tutti quei compleanni dopo i primi ventisette mi hanno insegnato qualcosa, è che non è mai troppo tardi per realizzare un sogno anche se stupido, anzi, il fatto che sia stupido lo rende in qualche modo migliore.

Consiglio a tutti la nobile pratica della stupidità consapevole, che personalmente mi allarga la mente e solleva lo spirito  quanto lo yoga, il digiuno e la meditazione (non me ne vogliano i guru).

Se volete sapere come ho consapevolmente espresso la mia genetliaca stupidità, date un’occhiata qui.

Ci rileggiamo tra un mesetto, buone vacanze e buone letture.

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