Gli scrittori professionisti, intesi come coloro che possono permettersi di dedicare gran parte del proprio tempo alla scrittura, sono rari quasi quanto gli unicorni; la stragrande maggioranza degli autori oggi ha un secondo lavoro, o meglio, un primo impiego col quale pagare l’affitto, e le vacanze estive costituiscono una preziosa opportunità per scrivere.
Ciò non implica tuttavia che uno scrittore, o aspirante tale, debba rimanere tappato in casa durante le sue agognate ferie, mentre famigliari e amici scorrazzano allegri e giocondi tra spiagge e monti.
Il kit tipico dello scrittore viaggiatore consiste in un PC portatile da mettere in valigia tra calze e mutande, e in un quadernetto da tenere a portata di mano in tasca o nella borsa (magari quella da spiaggia).
Oggi scrivere viaggiando è diventato estremamente pratico, ma gli scrittori del passato non hanno potuto godere della comodità di un laptop in valigia, né tantomeno di un moleskine munito di penna a sfera, infilato nella tasca posteriore dei jeans.
Sino all’invenzione delle penne con l’inchiostro integrato (silografiche prima, e penne a sfera successivamente), scrivere richiedeva un corredo di accessori che trovava posto negli scrittoi da viaggio.
Esistevano molti modelli di scrittoi da viaggio: con piano di scrittura inclinato, a ribaltina, muniti di maniglia per il trasporto o di borsa per contenerli.
I tratti comuni di tutti gli scrittoi portatili erano l’offrire un piano d’appoggio per scrivere, e scomparti per trasportare il corredo da scrittura: calamaio, penne, pennini, fogli, fiale d’inchiostro, carta assorbente etc.
A partire dai primi decenni del ventesimo secolo, gli scrittori da viaggio acquisirono un preziosissimo strumento per le loro scorrazzate letterarie: la macchina da scrivere portatile.
Pesavano tra i cinque e i sei chili, erano corredate di una valigetta per il trasporto e offrivano prestazioni pressoché identiche a quelle delle ben più ingombranti macchine da studio.
Le scrittrici da viaggio e le loro macchine da scrivere
Olivetti MP1 – fu la prima macchina da scrivere portatile italiana, nacque nel 1932 e rimase in commercio sino al 1950. Le macchine da scrivere erano generalmente nere, ma la MP1 era disponibile in diversi colori: rosso, celeste, verde e avorio.
Era la macchina da scrivere di Marguerite Duras.
Remington Portable No. 2 – La Remington era una macchina da scrivere americana, prodotta a partire dagli anni Trenta. È stata la macchina da scrivere di Agatha Christie, che sosteneva di aver migliorato la sua creatività grazie alla dattilografia.
Olivetti Lettera 22 – Questo modello degli anni Cinquanta sostituì la celeberrima MP1 e ricevette enormi consensi sia in Italia che all’estero. Nel 1959 fu definita il miglior prodotto di design del secolo dall’Illinois Institute of Technology, ed è esposta nella collezione permanente di design del Museum of Modern Art di New York.
Era la macchina da scrivere della poetessa Sylvia Plath.