Carolina Invernizio

La casalinga di Voghera è un’espressione molto in voga nel giornalismo del secondo dopoguerra, che indica uno strato della popolazione italiana di ceto piccolo borghese, con gusti provinciali e scarsa cultura.

Mi sono sempre chiesta – e non sono stata l’unica – perché la quintessenza della casalinga postbellica dovesse collocarsi precisamente a Voghera, anziché in qualunque altra città della provincia italiana.

Trovare la risposta non è stato difficile, in rete ne ho trovate ben due: la prima fa riferimento a un’indagine svolta dalla RAI nel 1966, per capire quali dei vocaboli utilizzati nella rubrica politica dei telegiornali fossero effettivamente comprensibili al pubblico. Da questo sondaggio emerse che il campione col tasso più basso di comprensione, era quello delle casalinghe di Voghera.

la casalinga di Voghera
A Voghera, una statua commemora l’autoctona casalinga

La seconda ipotesi riprende la dichiarazione del giornalista Alberto Arbasino, nato per l’appunto a Voghera, che sulle pagine del Corriere della sera rivendicò la paternità del termine, dichiarando di averlo già utilizzato in alcuni articoli di critica letteraria su l’Espresso. Arbasino usava il termine casalinga di Voghera non come sinonimo di mediocrità, bensì di praticità.

Quest’ultima opzione mi sta più simpatica della prima, tuttavia quando a una domanda fanno seguito due risposte, è meglio cercarne una terza più convincente, e compiendo alcune ricerche storiche per il mio nuovo romanzo, credo di averla trovata.

La prima casalinga di Voghera, secondo il giornalista Enrico Deaglio, fu la scrittrice Carolina Invernizio, nata a Voghera nel 1851 e vissuta a Torino e Cuneo.

Carolina Invernizio
Carolina Invernizio

Ovviamente non fu la stessa scrittrice a insignirsi del titolo, che gli venne invece tributato da critici e letterati (manco a dirlo, tutti maschi!), che si pregiarono inoltre di definirla la Carolina di servizio e l’onesta gallina della letteratura popolare, quest’ultimo epiteto coniato da Gramsci.

Perché il mondo letterario se la prendeva tanto con Carolina?

Siamo alla fine del diciannovesimo secolo e le scrittrici sono ormai piuttosto comuni; ma ciò che probabilmente infastidivagli esponenti della letteratura colta non era che la Invernizio fosse donna, bensì che fosse ricca!

Romanzo Carolina Invernizio

La Carolina di servizio, grazie ai suoi romanzi “storico sociali”, pubblicati a puntate sui principali quotidiani italiani e ristampati in volume da Salani, guadagnava bene, certamente assai meglio del “letterato maschio medio”.

Scrivere romanzi a puntate – i cosiddetti feuilleton, in Italia romanzi d’appendice – era una prassi molto comune e redditizia, che durò per circa un secolo (dagli anni Trenta dell’Ottocento agli anni Quaranta del Novecento), coinvolgendo molti grandi scrittori come Dumas, Dickens e Flaubert.

romanzo storico sociale

Carolina Invernizio si inserì in una realtà editoriale già consolidata, nella quale operavano da decenni scrittori e scrittrici più o meno celebri; ma se non fu la pioniera del Feuilleton nazionale è innegabile che sia stata la prima scrittrice italiana di best seller (non che successivamente ce ne siano state molte altre…); e con i suoi 123 titoli, poté condurre una vita agiata e brillante, al contrario di molti incliti letterati, ai quali non restò che prendersi la meschina rivincita di definirla “la casalinga di Voghera”.

lapide Invernizio Carolina

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