Andrea Martini è uno scapolo di bell’aspetto e grande fascino, che ricorda gli eroi dei film in bianco e nero.
È nato all’alba del secolo scorso, e ha lavorato come commissario della Squadra Mobile di Torino sino a quando, grazie all’eredità di un parente, si è ritirato in una cascina tra le colline albesi, dove conduce la beata vita da gentiluomo di campagna.
Nonostante apprezzi oltremodo la vita agreste, animato dall’amore per la giustizia e dallo spirito d’avventura, Martini talvolta accetta di aiutare il suo amico ed ex collega Piperno, nella risoluzione di alcuni casi particolarmente spinosi.
Sono ben diciotto le indagini che Gianna Baltaro (1927 – 2008), scrittrice e giornalista torinese, ha affidato alle cure del suo pargolo letterarioAndrea Martini.
Martini e Piperno si muovono sullo sfondo di una seducente Torino anni trenta, risolvendo delitti e concedendosi frequenti peccati di gola; le indagini del duo investigativo sono infatti punteggiate da soste nei caffè alla moda, cene in rinomati ristoranti e spuntini in ruspanti trattorie.
Tra i vizi ricorrenti del (quasi) integerrimo commissario c’è il vermut, che l’uomo è solito sorseggiare nel tardo pomeriggio in compagnia dell’amico Piperno.
In virtù di questo vizio – ah che delizioso ossimoro! – giovedì 27 luglio alle ore 19.00, Golem edizioni dedicherà un aperitivo a base di Vermut al commissario Martini, presso la storica caffetteria torinese Pepino, per celebrare il novantesimo anniversario della sua autrice Gianna Baltaro.
Anch’io avrò l’onore di prender parte all’evento, non come degustatrice di vermut (non soltanto…), bensì in qualità di attrice, declamando le avventure etilico-investigative del carismatico commissario.
Come dite? Non bevete alcolici? E allora, sempre da Pepino ma alle 17,30, potrete gustarvi un gelato; l’ottimo e famoso Pinguino di Pepino al cui fascino non sapeva resistere neppure il commissario Martini.
da “Nelle nebbie del Gambero d’oro”
(la prima indagine del commissario Martini)
Martini si era accordato con Piperno per trovarsi nel pomeriggio e scambiarsi notizie sull’andamento delle indagini.
L’appuntamento era nel negozio di vini di Rabezzana, in Piazza Carignano.
Erano quasi le quattro quando svoltò l’angolo di via Cesare Battisti. Piazza Carignano aveva il solito tono brioso dovuto all’afflusso delle signore della buona borghesia che deviavano dal passeggio di via Roma per andare da Pepino a prendere il gelato.
Quella era anche l’ora in cui numerosi vetturini cominciavano ad arrivare sulla piazza per mettersi in attesa nel loro posteggio all’angolo di via Accademia delle Scienze, sapendo che, non appena avesse cominciato a fare buio, le clienti di Pepino avrebbero avuto bisogno della carrozza per rientrare nelle loro case.
Il commissario si soffermò a osservare la fila di vetture e rifletté sul costante incalzare del progresso. In quell’inizio degli Anni Trenta, mentre le automobili stavano aumentando e le linee tranviarie coprivano ormai tutta la città, lui era perfettamente consapevole che quei tradizionali mezzi di trasporto, sebbene comodi e romantici, avevano ormai i giorni contati.