Jane Austen e Tom Lefroy

Oggi ricorre il duecentesimo anniversario della morte di Jane Austen (16 dicembre 1775 – 18 luglio 1817) che oltre a essere una delle più grandi scrittrici di tutti i tempi, è anche l’indiscussa pioniera dell’umorismo femminile. I romanzi della Austen, oltre che per l’ironia dei personaggi, sono apprezzati soprattutto per le trame che costituiscono una vera panacea per chi crede, o almeno spera, nell’amore con la A, la M, la O, la R e la E maiuscole.Jane Austen

Le protagoniste di Jane Austen sono quasi sempre accomunate da due caratteristiche: hanno ricevuto un’educazione che le fa aspirare a una vita brillante, ma non posseggono i mezzi finanziari per concretizzare i loro sogni.

Oggi immaginare una ragazza che si strugge per non avere una cospicua dote può sembrare antiquato, ma a ben pensarci i giovani d’oggi – senza distinzione di genere – vivono situazioni sotto certi aspetti analoghe. Grazie al cielo l’ambizione di un buon matrimonio non è più un’ossessione comune, ma pensate a tutti i neo laureati che non riescono a inserirsi nell’ambito lavorativo desiderato, accontentandosi di ripiegare su impieghi non qualificati e spesso precari. Un ingegnere aerospaziale che lavora al call center, non è troppo diverso da una qualunque sorella Bennet la cui miglior prospettiva matrimoniale è costituita dal goffo reverendo Collins. Forse uno dei motivi per i quali continuiamo a leggere – e a rileggere – i romanzi della Austen è proprio quello di cullarci nella convinzione che “andrà tutto bene”: anche noi troveremo il nostro Darcy, sia esso l’amore della vita o il lavoro che tanto desideriamo.

Dopo aver riflettuto sul perché i romanzi di Jane Austen siano ancora tanto amati, ho voluto interrogarmi su quale motivazione possa aver spinto l’autrice a scriverli e – sapete una cosa? -avrei fatto meglio a non pormi domande.

Come dicono le mamme: “Se ti piace quello che hai nel piatto, non domandare degli ingredienti”.

Rileggendo la sua biografia, e soprattutto le lettere che si scambiava con la sorella Cassandra, ho scoperto che a vent’anni Jane Austen visse un’avventura molto simile a quelle delle sue protagoniste, salvo il fatto che per lei non ci fu il lieto fine.Tom Lefroy

Nel dicembre 1795, durante un ballo, la giovane Jane incontrò Tom Lefroy, un coetaneo irlandese di bell’aspetto e buone maniere.

Tom stava trascorrendo il periodo natalizio a casa degli zii, che vivevano a poca distanza dalla famiglia Austen.

In una delle lettere alla sorella, Jane ci rivela qualche dettaglio della nascente storia d’amore.

“Mi fai tanti di quei rimproveri nella bella e lunga lettera che ho ricevuto in questo momento, che ho quasi paura di dirti come ci siamo comportati io e il mio amico irlandese. Immaginati le cose più dissolute e scandalose nel modo di ballare e di sederci vicini. Tuttavia, potrò espormi solo un’altra volta, perché lui lascerà il paese subito dopo il prossimo venerdì; il giorno in cui, dopotutto, ci sarà un ballo ad Ashe. Un giovanotto piacevole, attraente e con modi davvero signorili, te l’assicuro. Ma sul fatto di esserci mai incontrati, salvo che negli ultimi tre balli, non posso dire molto”

Tom non era ricco come Darcy, anzi, era poco più che spiantato, ma questo non impedì alla sua famiglia di richiamarlo immediatamente a casa, prima di compromettersi con una ragazza senza dote.

Il giovane stava infatti conseguendo una laurea in legge grazie alla munificenza di un ricco zio, e il suo rendimento scolastico prometteva una brillante carriera; promessa che a giudicare dalla sua biografia, fu ampiamente mantenuta,.

“Alla fine è arrivato il Giorno in cui flirterò per l’ultima volta con Tom Lefroy, e quando riceverai questa lettera sarà passato – Mentre scrivo sgorgano le lacrime, a questa malinconica idea.”

Insomma, Tom fece ritorno da mammà per poi accasarsi, qualche anno più tardi, con una ragazza più “dotata”.

Tom non ha lottato contro la famiglia, non è fuggito, né ha sfidato qualcuno a duello; semplicemente si è ritirato in buon ordine seguendo gli ordini dei suoi parenti.

Alcuni studiosi sostengono che Jane si sia ispirata a Tom per il personaggio di Darcy, altri invece contestano recisamente questa ipotesi.

Francamente non ho gli strumenti necessari per sposare una delle due tesi, ciò che invece ho potuto desumere dai pochi elementi a mia disposizione è quanto segue:

1) i romanzi d’amore sono perfetti per tirarsi su di morale, ma le biografie delle loro autrici sono deprimenti.

2) per le protagoniste dei romanzi d’amore il lieto fine è contrattualmente assicurato, per le loro autrici non lo è quasi mai.

Grazie di tutto Jane, d’ora in poi mi limiterò a deliziarmi con le vite che hai immaginato, non con quella che hai vissuto e che forse non ti piaceva un granché; sono certa che preferiresti così.

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